Un tempo, via Gluck era alla periferia di Milano. Oggi, mantiene la sua identità e autonomia, ma la vicinanza alla Stazione Centrale l’ha resa una zona caotica e molto frequentata.
Mano a mano che ci si allontana dal centro, tuttavia, la folla si dirada e ci si ritrova in questa via poco illuminata e silenziosa.
“Là dove c’era l’erba, ora c’è una città”, cantava Adriano Celentano parlando della via Gluck e della sua trasformazione, chiedendosi perché “continuano a costruire le case e non lasciano l’erba”.
Arrivando davanti al numero 45, noterete un muro arancione decorato con murales e con la scritta Museo Fermo Immagine. Oltrepassate la soglia e preparatevi a entrare in un posto magico: l’unico Museo del Manifesto Cinematografico presente in Italia.
Sarà Picasso ad accogliervi, con una stiracchiata e un miagolio. Il gatto bianco e nero è il vero custode del museo: si aggira per il cortile, conosce ogni nascondiglio delle sale e sa scovare i posti più comodi dove appisolarsi. Picasso vi condurrà da Giampietro Lessio, il proprietario del Museo del Manifesto Cinematografico.
Viso rugoso, occhi gentili e mani che gesticolano in continuazione: Giampietro è accogliente e risponde alle nostre domande con entusiasmo. Un tempo, Lessio era un fotografo e lo spazio di via Gluck 45 era il suo studio fotografico. Col tempo, ha cominciato a farsi spazio nel mondo del cinema. Non come direttore della fotografia, regista o attore, ma come collezionista.
Dopo anni di studio e di ricerca, ha rintracciato manifesti e locandine recenti e antiche, eliminato luci e set dall’atelier e ha riorganizzato lo spazio. “Nella vita, bisogna evolversi”, ci dice Lessio, “Altrimenti, ci si blocca. E non è vita quella”.
Credits foto: http://www.themilanpass.com/locations/museo-cinema-milano/
Appena entrati, vi ritroverete davanti a una piccola reception. Un bancone con le locandine degli eventi si trova accanto a una scrivania piena di libri e gadget. Poco più in là, potrete sfogliare i manifesti acquistabili. Dietro a uno specchio, c’è il caffè del Museo che porta il nome de il Caffè degli Ignoranti e che è dedicato al mito di Adriano Celentano, il celebre “molleggiato” che al Festival di San Remo del 1966 rese l’intera via Gluck famosa. Le pareti del Caffè sono interamente tappezzate da manifesti cinematografici del cantante-attore milanese, alcuni anche autografati, e da citazioni delle sue canzoni e dei suoi film.
Il museo è composto da due stanze, la Hollywood e la Cinecittà, entrambe spaziose e ricoperte da manifesti e locandine.
Quando diciamo ricoperte non stiamo esagerando: le pareti dalle stanze sono piene di manifesti, alcuni grandi e protetti da cornici, altri più piccoli e lasciati sui tavoli. In tutto, il museo conta 50.000 pezzi, tra fotobuste, locandine, foto di scena, affiches pubblicitarie. Curiosate in giro, attenti a fare attenzione a ogni centimetro di parete: troverete pezzi storici, come i manifesti dei capolavori di Fellini e Kubrick, come più recenti. Il museo non si specializza in un solo genere, ma li accoglie e custodisce tutti: dagli anni ‘20 a oggi, i suoi manifesti passano dall’horror al drammatico, dal melodramma alla commedia, fino al cartone animato, in una celebrazione spassionata del mondo del cinema.
Non solo poster, ma anche installazioni. Sono molti, infatti, gli artisti che hanno realizzato plastici per il museo: fra i più spettacolari, una bara poggiata a terra da cui fuoriescono braccia e teste di zombie.
Il museo è visitabile su appuntamento, oppure durante una delle tante mostre o eventi che vengono organizzati durante la settimana.
Quando ci andrete, vi consigliamo di fare una tappa anche al bagno: i manifesti sono anche lì e sono stati scelti con arguzia apposta per rubarvi una risata.
Sito del museo: www.museofermoimmagine.it