C’è una chiesa a Milano segnalata da tutte le guide e conosciuta da tutti gli abitanti. No, non si tratta del Duomo, ma della basilica in corso Magenta. È Santa Maria delle Grazie, e la sua fama è dovuta principalmente al capolavoro Vinciano che le sue mura custodiscono: l’Ultima Cena. Tutti hanno in mente il dipinto di Leonardo; pochi, invece sono a conoscenza di un chiostro realizzato dal Bramante e conosciuto come il Chiostro delle Rane.
Beh: è arrivato il momento di presentarvelo!
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La Chiesa di Santa Maria delle Grazie si affaccia su Corso Magenta, imponente ed elegante.
Nel 1980, è stata inserita nella World Heritage List dell’Unesco come una delle massime testimonianze dell’arte rinascimentale.
Infatti, i primi mattoni rossi furono posati nel 1460, quando il conte Gaspare Vimercati, comandante delle milizie di Francesco Sforza, decise di donare all’ordine domenicano una cappella con un affresco raffigurante la Madonna e, per questo, detta “delle grazie”. Il volere di Vimercati era semplice: rendere la cappella una chiesa e un convento.
La chiesa fu terminata del 1482, ma modificata da Ludovico il Moro, che commissionò il Bramante per ampliare la struttura. Egli aggiunse due grandi absidi semicircolari, una cupola circondati da colonnati, un refettorio e il chiostro.
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Entrate nella Chiesa e visitatela interamente. Sui due fianchi, sono presenti sette cappelle quadrate, realizzate dal Solari ad eccezione dell’ultima, dedicata alla Vergine delle Grazie e punto di partenza per la costruzione della Chiesa.
Sempre opera del Solari è la biblioteca che, come le sale del Capitolo e del Locutorio, si affacciano sul portico.
Il lato sud è interamente occupato dal refettorio che custodisce il Cenacolo Vinciano, visitabile solo su prenotazione.
Percorrete tutta la chiesa: godete della sua calma del suo silenzio, osservate la fresca penombra delle navate e la luminosità della cupola.
Soffermatevi, poi, di fronte all’altare e guardate alla vostra sinistra. Noterete una porta, piccola e poco evidente. Apritela e uscite dalla chiesa: vi ritroverete, finalmente, nel Chiostro delle Rane.
Un chiostro dalla pianta quadrata: il porticato sottolinea la sua forma geometrica netta, mentre i cespugli la ammorbidiscono grazie al loro andamento circolare e sinuoso.
Sedetevi un attimo su uno dei muretti tra le colonne del porticato: davanti a voi, c’è la fontana da cui deriva il nome del Chiostro. Questa, infatti, è adorna di quattro statue di rane, dalle cui bocche zampillano rigoli d’acqua.
Anch’essa di forma circolare, come i cespugli che la circondano, contribuisce a donare dinamismo al chiostro e, al contempo, riesce a rilassare i nostri spiriti poco affini con uno spazio eccessivamente squadrato.
La fontana e il chiostro sono stati entrambi realizzati dal Bramante.
A lui, quindi, dobbiamo quel senso di pace che si prova entrando nel Chiostro.
Il Chiostro delle Rane sembra il posto ideale per chiudersi in una composta e ricercata solitudine: per leggere qualche pagina di un libro, pensare o, semplicemente, ascoltare il rumore dell’acqua fuoriuscire dalla bocca delle rane.
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