Può sembrare uno dei tanti bar di Brera, quelli con i tavolini fuori e i camerieri che ti invitano a entrare. E, invece, il Jamaica è un posto diverso, un locale unico del quartiere degli artisti di Milano che custodisce la storia e cultura della città lombarda.
Per conoscere anche gli altri bar, club e pub dove andare in città suggeriamo il nostro itinerario dedicato alla nightlife, Drinking Milan.
È il 1921 e un bar apre nel centro di Brera. Al suo interno, oltre a tavolini e sedie, ci sono solo un telefono e una macchina per il caffè espresso.
Nel 1921 non si chiamava ancora Jamaica.
È il musicologo Giulio Confalonieri a regalargli quel nome che diventerà, con gli anni, sinonimo di arte e cultura milanese. Si dice che lo studioso avesse fatto un parallelismo fra il bar di Brera e il film inglese di Alfred Hitchcock, Jamaica Inn.
Il successo del film, la posizione del locale e il fermento culturale di quegli anni fecero sì che il Jamaica cominciò immediatamente a essere frequentato da personaggi di spicco della società. Primo fra tutti, Benito Mussolini, che ogni mattina vi beveva il caffè e correggeva gli articoli del suo giornale. Primo frequentatore e anche primo debitore: nel 1922, sparì senza pagare il conto.
Il vero via-vai culturale cominciò, però, a partire dal ’48, quando Elio Mainini, il gestore del locale, organizzò una mostra d’arte intitolata Premio Post-Guernica. Tutti gli studenti della vicina Accademia di Brera, incuriositi, si fermarono per osservare le opere di quel movimento artistico che si faceva chiamare “Consorzio di cervelli” e che aveva preso parte all’esposizione: fra i tanti, ricordiamo i nomi di Gianni Dova, Roberto Crippa e Cesare Peverelli.
La mostra presentava quadri fortemente comunicativi, che avevano lo scopo di suscitare una meraviglia irrequieta nello spettatore. Nonostante le critiche dei tradizionalisti, quella mostra sancì il ruolo di Jamaica come caffè degli artisti. Un ruolo che vestirà per molto tempo. Fontana e Manzoni erano soliti bere un bicchiere di vino prima di dedicarsi allo studio delle loro opere, così come Quasimodo e Ungaretti.
Fra i pittori e gli scrittori, c’era anche una donna, una mecenate conosciuta come Mamma Lina, la madre del gestore. Tanto facoltosa quanto generosa, risarciva i debiti di chi non riusciva a permettersi il vino migliore della casa. E di vino buono, ce n’era molto. Tutto merito di Elio che studiava i libri di ricette per offrire i migliori cocktail, vini e stuzzichini ai suoi clienti, viziati e coccolati.
Fu lui a portare a Milano carpacci e tartine e fu lui, insieme a Gualtiero Marchesi, ad aprire la prima scuola di sommelier d’Italia.
Oggi, nonostante Elio sia mancato, il Jamaica continua a offrire ai suoi clienti degustazioni eleganti e ricercate, che prendono le distanze dall’aperitivo a buffet che tanto spopola in altri locali.
La moglie di Elio, Vittoria, la figlia Micaela e la nipote Carlina gestiscono oggi il locale. Vittoria vi dirà che Milano non è più quella di una volta, che si è perso il vigore culturale, che adesso è cambiato tutto. Forse è vero e forse Milano non è più la capitale della cultura come lo era negli anni ’60.
Sicuramente, però, il Jamaica è rimasto fedele al suo spirito tradizionale, sia per quanto riguarda la proposta culinaria e artistica. Durante il corso dell’anno, infatti, vengono organizzate mostre fotografiche che hanno spesso come tema Milano e i suoi volti. È l’esempio di Milano Luoghi e Persone, la personale di Uliano Lucas inaugurata il 25 giugno 2015.
Il menù è pronto a stupirvi almeno quanto le foto. Se decidete di andarci per un aperitivo potrete assaggiare le tartine, i carpacci e gli stuzzichini che vi saranno serviti insieme al vostro cocktail. Optate per un classico spritz o negroni, oppure lasciatevi consigliare dai camerieri.
Se preferite una cena, salite al piano di sopra. Pochi sono a conoscenza della sua esistenza e, per questo, è poco affollato e molto intimo. Vi consigliamo un antipasto di burrata e pomodorini, oppure lo gnocco fritto.
La carbonara è fra le più buone di Milano, con il pecorino e il guanciale come detta la ricetta originale.
Sito del bar Jamaica: www.jamaicabar.it