In Europa, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, nasce un nuovo movimento artistico.
È un commerciante londinese, Arthur Lasenby Liberty, a ispirarne il nome: vendeva oggetti orientali ed era promotore di uno stile nuovo ed elegante che si interrogava sullo studio delle forme naturali col fine di coglierne l’eleganza decorativa.
Lontana da Arthur Lasenby Liberty, Milano riflesse quell’inclinazione sulle facciate dei suoi edifici, sugli ornamenti e sulle statue.
Oltre la prima piscina italiana e fino a una farmacia, l’itinerario liberty di Milano interessa le zone di Porta Venezia e di S. Ambrogio.
Credits foto: http://bit.ly/1TyRJQQ
Iniziato con un negozio a Londra, continua con uno a Milano. All’angolo tra Corso Magenta e via Boccaccio, però, non ci sono oggetti orientali in vendita, bensì pasticche per la tosse: è la farmacia Santa Teresa, tuttora operante.
I suoi arredi e le sue ceramiche dipinte con motivi floreali furono prodotti dalla ditta Bottigelli: la facciata rappresentò, per la prima volta, un vero e proprio elemento decorativo.
L’edificio che ospita la farmacia è ugualmente interessante: casa Laugier, costruita dall’architetto Tagliaferri, permette il dialogo fra ferro battuto e teste leonine, che risulta equilibrato nonostante il contrasto cromatico fra il mattone e gli altri elementi.
L’ornamento è fondamentale per il liberty come testimonianza dell’equilibrio nella ricerca del gusto.
Seppur semplice nel suo insieme, la casa progettata dall’ingegnere Moneta, in via Ausonio 3, mostra l’importanza dell’ornamento. Cercate il cancello in ferro battuto dell’ingresso delle farfalle, dove piccole gemme colorate sono racchiuse in una cornice di ali di farfalla. Gli animali che i più trovano sgradevoli, come insetti e rettili, sono esaltati dallo stile liberty che conferisce loro il più alto equilibrio possibile tra natura e architettura.
Credits foto: http://bit.ly/1PQnhOz
Due figure femminili circondano il portone verde in via Bellini 11. È casa Campanini, elegante, ma non imponente, dove il colore dell’intonaco rilassa e i motivi delle scale meravigliano.
Nel vicino Quadrilatero del Silenzio, c’è un’altra dimora liberty: l’ultima a essere costruita secondo i dettami dello stile. La costruzione della casa Berri Meregalli termina solo nel 1915 e coinvolge l’architetto Giulio Ulisse Arata e numerosi artisti per le facciate e le sculture.
Credits foto: http://bit.ly/1PQnl0E
La scelta di Arata vede prevalere l’elemento animale su quello vegetale e, infatti, leoni, gufi e arieti prendono forma sulle sue mura.
Dall’ultimo edificio in stile liberty al primo costruito a Milano: è sempre una casa e si trova lì vicino, in Corso Venezia 47/49.
Palazzo Castiglioni sorge nel 1903 nel mezzo del sobrio neoclassicismo settecentesco: in una zona devota alla nobiltà, dirompe con il suo stile. Non sono solo le dimensioni ad attirare l’attenzione: due figure femminili custodiscono anche questa volta la porta. Ma, a differenza di via Bellini, danno le spalle ai passanti mentre, curiose, sbirciano dentro il palazzo. La loro postura e l’assenza di veli conferirono al palazzo il soprannome di Ca’ di ciapp. Oggi, per vedere quelle chiappe bisogna andare nella villa Romeo Faccanoni di via Buonarroti: considerate oltremodo impudiche, furono rimosse da Palazzo Castiglioni.
Credits foto: http://bit.ly/1PQnl0E
Due palazzi concludono l’itinerario liberty di Milano.
Sono, anch’esse, due dimore, ma si differenziano notevolmente dalle altre. Nello stile, sono uguali: cambia chi le abita.
I primi sono i viaggiatori che soggiornano nelle stanze dell’hotel Diana Majestic, oggi parte della catena Sheraton. Quello che oggi è un elegante hotel era un tempo la prima piscina italiana e portava il nome di Bagni Diana. L’edificio di viale Piave 3 ha sempre svolto un ruolo fondamentale a Milano: inizialmente una via di mezzo tra teatro, ristorante e albergo diventa prima lo sferisterio, dove si gioca a palla basca, poi palcoscenico per le sfilate di Dolce e Gabbana.
Credits foto: http://bit.ly/1KBJjFG
Il secondo e ultimo edificio, invece, è abitato da pesci. Stiamo parlando dell’Acquario Civico di Milano, l’unico padiglione rimasto intatto dall’Expo del 1906.
L’interesse intorno al mondo acquatico era supportato dalle recenti uscite editoriali de L’origine delle Specie di Darwin e Ventimila leghe sotto i mari di Verne. Quello di Milano è uno dei primi acquari al mondo che sfrutta le forme sinuose marine per mostrare uno stile liberty vivace e grazioso.
Credits foto: http://bit.ly/1T0dRUF