“Alla Generosa Milano, mia patria d’adozione, dono, con animo riconoscente, il Planetario.”
Così recita la dedica che Ulrico Hoepli ha lasciato al Planetario, costruito nel 1930 per suo volere.
Hoepli nacque da una famiglia contadina, in un piccolo villaggio nel Canton di Turgovia, in Svizzera: lì, le stelle si vedevano bene.
Dal 1870 si spostò a Milano, per lavorare in una piccola libreria e, poi, fondare la sua casa editrice: la nebbia copriva il cielo, così tanto che l’editore svizzero decise di donare ai milanesi un modo alternativo, ma ugualmente magico, di guardare le stelle.
E i Milanesi ringraziano tuttora e continuano a guardare in su quando la nebbia si fa troppo fitta.
Inaugurato il 20 maggio 1930, quello di Milano non era il primo planetario a essere costruito in Italia: il primato, infatti, si deve al Planetario di Roma che, però, ebbe vita travagliata e saltuaria.
A volere quello milanese fu Ulrico Hoepli, fondatore di una casa editrice specializzata in pubblicazioni tecnico-scientifiche che, già da anni, pubblicava testi di interesse astronomico.
Hoepli decise di regalare alla città di Milano, che l’aveva accolto, il Planetario e decise che avrebbe dovuto trovarsi nella zona di Porta Venezia, in quello che lui stesso definiva “il centro di Milano, a due passi da un’arteria ampia e rumorosa in mezzo alla folla, e pur solitaria sotto la volta verdeggiante degli ippocastani antichi”.
Ecco, qua, nella centrale quiete, si elevò la “volta ridotta dei cieli”.
L’edificio, il più grande d’Italia, inizialmente proiettava l’immagine del cielo stellato sullo schermo costituito da un rivestimento interno in tela dell’intera cupola ed era composto di una sala che ospitava circa 320 persone.
La cupola del Planetario fu rovinosamente danneggiata durante la Seconda Guerra Mondiale. Fortuna volle, però, che l’allora custode, Venturini, avesse nascosto lo strumento planetario Zeiss modello II nella chiesa del manicomio di Limbiate, poco fuori Milano. Incurante delle truppe tedesche che occupavano la città, Venturini decise di prestare servizio alla cultura e, per questo, alcuni anni dopo gli fu conferita l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica.
La seconda vita del Planetario iniziò nel dopoguerra, quando estesi lavori di rimodernamento resero lo spazio più moderno e funzionale. In particolare, l’antica tela che fungeva da schermo fu sostituita dall’attuale rivestimento di pannelli metallici che riproducono le sagome dei più importanti edifici della città visti all’orizzonte. Non tutti: mancano alcuni elementi dello skyline milanese, troppo moderno per trovare, all’epoca, il suo posto.
Il Planetario si trova in una meravigliosa zona di Milano, davanti a una delle entrate dei Giardini di Porta Venezia e accanto al PAC, il Padiglione di arte contemporanea. Ha una forma ottagonale e, al proprio interno, è presente la sala di proiezione: 600 metri quadrati con 320 posti a sedere. Apre le sue porte a curiosi e appassionati dell’astronomia: il Planetario è dotato di un sistema multimediale estremamente sofisticato, con tre videoproiettori e due laser comandati attraverso un computer che crea e trasmette fotografie, disegni e riprese.
Tutti i sabati e le domeniche si svolgono osservazioni guidate del cielo alle 15.00 e alle 16.30: dopo una visita con il naso in su avrete imparato curiosità, aneddoti e nomi del mondo che s’illumina durante la notte. Il martedì e il giovedì alle 21.00, si tengono, invece, conferenze a tema, grazie soprattutto al contributo di esperti che approfondiscono alcuni temi astronomici, nel passato, presente e futuro della Terra e dell’universo.
Il costo del biglietto, di 3€ intero e 1.50€ ridotto, è un ulteriore incentivo a visitare un luogo unico e, soprattutto, magico di Milano.